In breve
Prima della rivoluzione scientifica e della nascita della critica moderna, vi furono intere epoche nelle quali il mondo era immagine, tutto era in tutto, ogni realtà e ogni linguaggio, la Natura e la Scrittura, rinviavano analogicamente a un comune alfabeto celeste e sovraceleste, retto dalla verità e dall’unità del Logos divino, che doveva essere disoccultato attraverso l’opera – fedele come un calco – del commento tradizionale. Il volume, frutto di ricerche protratte, indaga la teoria e le applicazioni del pensiero figurato sia nell’affascinante visione trascendente di Giovanni Scoto Eriugena, di Pico della Mirandola, di Niccolò Cusano, di Torquato Tasso e degli interpreti rinascimentali del geroglifico egizio, sia nel concettismo del Marino e del Tesauro: tra gli uni e gli altri corre anche la capitale differenza – generalmente trascurata o travisata – fra l’alto simbolo metafisico e la brillante, ma semplice, allegoria mondana.
Indice
Nota dell’autore
1. Una finestra aperta sul cuore. Note sulla metafora della Sinceritas nella tradizione occidentale
2. La lettera come tomba. Allegoria e simbolo nel pensiero di Giovanni Scoto Eriugena
3. Sull’infinità del processo simbolico
4. Orapollo nel Rinascimento
5. Scrittura mosaica e conoscenza universale in Giovanni Pico della Mirandola
6. Un dialogo del Tasso: dalla parola al geroglifico
7. Scienza, poetica e poesia nel Barocco letterario italiano
8. L’Adone del Marino come poema di emblemi
9. Emanuele Tesauro e la teoria dell’espressione figurata
10. Il Cannocchiale e l’Idea
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