In breve
Il volume comprende una serie di analisi o letture di brani eccellenti di prosa italiana, anche in latino e in dialetto, da Salimbene da Parma alla Tregua di Primo Levi. Il metodo principale di indagine è quello della critica stilistica, arricchito in particolare, data la natura dei brani esaminati, da strumenti che attingono alla narratologia, alla teoria dell’argomentazione e all’analisi del discorso: il tutto sempre in funzione dell’interpretazione del significato e del valore del testo. Nella scelta dei brani è dato un posto particolarmente importante, accanto alle opere narrative, a quelle di carattere concettuale e saggistico (scienza, filosofia, critica), che per molti aspetti costituiscono la maggior ricchezza della prosa italiana, almeno nell’età moderna.
Indice
Parole introduttive
1. Salimbene De Adam: Delitti e fine di Alberico da Romano (dalla Cronica)
2. Anonimo: I tre anelli e le tre fedi (dal Novellino)
3. Dante Alighieri: L’apparizione di Beatrice (dalla Vita nuova)
4. Francesco Petrarca: Francesco e Agostino (dal Secretum)
5. Giovanni Boccaccio: Frate Cipolla e Guccio Imbratta (dal Decameron, VI 10)
6. Anonimo romano: La morte di Cola di Rienzo (dalla Cronica)
7. Leon Battista Alberti: La buona moglie (dai Libri della famiglia)
8. Iacobo Sannazaro: Desolazione di Sincero e del mondo (dall’Arcadia)
9. Niccolò Machiavelli: il Prologo del Principe (dal De Principatibus)
10. Niccolò Machiavelli: Tecnica dell’imbroglio (dalla Mandragola)
11. Angelo Beolco detto Il Ruzante: Il contadino omicida (dal Secondo Dialogo {Bilora})
12. Anonimo veneziano: Anzola (da La Veniexiana)
13. Giorgio Vasari: Il Giudizio universale di Michelangelo (dalle Vite)
14. Francesco Guicciardini: La storia e lo storico (dalla Storia d’Italia)
15. Galileo Galilei: Le maree (dal Dialogo sopra i massimi sistemi)
16. Giambattista Basile: La colomba (dal Cunto de li cunti)
17. Giovanni Diodati: Tutto è vanità (da La Sacra Bibbia, Ecclesiaste I)
18. Daniello Bartoli: Le lumache (dalla Ricreazione del savio)
19. Giambattista Vico: Alcune “degnità? (dalla Scienza nuova)
20. Carlo Goldoni: La ragazza e la matrigna (dai Rusteghi)
21. Cesare Beccaria: La tortura (da Dei delitti e delle pene)
22. Luigi Lanzi: Raffaello (dalla Storia pittorica della Italia)
23. Ugo Foscolo: La tentazione di Jacopo (da Le ultime lettere di Jacopo Ortis)
24. Alessandro Manzoni: Quel ramo del lago di Como (dai Promessi sposi)
25. Giacomo Leopardi: Il piacere (dallo Zibaldone)
26. Giacomo Leopardi: Il venditore d’almanacchi e il passeggere (dalle Operette morali)
27. Francesco De Sanctis: Il periodo del Boccaccio (dalla Storia della letteratura italiana)
28. Ippolito Nievo: La Pisana e Carlino (dalle Confessioni d’un italiano)
29. Carlo Collodi: Pinocchio e Geppetto (da Le avventure di Pinocchio)
30. Giovanni Verga: Un idillio rusticano (da Mastro-don Gesualdo)
31. Federico De Roberto: Una scena di massa (da I Viceré)
32. Italo Svevo: L’amante (da La coscienza di Zeno)
33. Benedetto Croce: Il sogno dell’amore sopravvivente alla passione (su Petrarca)
34. Federigo Tozzi: La capanna (dalle Novelle)
35. Roberto Longhi: La grandezza del Lotto (da Viatico per cinque secoli di pittura veneziana)
36. Carlo Emilio Gadda: Il corpo di Liliana (da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana)
37. Gianfranco Contini: Il linguaggio di Pascoli (da Varianti e altra linguistica)
38. Elsa Morante: I due cugini (da Menzogna e sortilegio)
39. Italo Calvino: Cosimo e Viola (da Il barone rampante)
40. Beppe Fenoglio: I partigiani ad Alba (da I ventitre giorni della città di Alba)
41. Primo Levi: La liberazione di Auschwitz (da La tregua)
Recensioni
Ho trovato interessante che Mengaldo concluda dicendo che le sue note bibliografiche, ridotte al minimo, sottintendono «il rimando, tutte le volte che è possibile, alle grandi visioni critiche di Francesco De Sanctis». Essendo certo che De Sanctis fu uno storico della letteratura (il più grande che abbiamo avuto) questo richiamo vorà dire che Mengaldo non rifiuta le storie letterarie: rifiuta l’uso che se ne fa, la loro quantità eccessiva e quella dubbia. Gli storici della letteratura, cioè, prima di mettersi all’opera, dovrebbero chiedersi se le loro "visioni critiche" meritano di essere comunicate, se insegnano qualcosa di nuovo, e a chi.