Paolo Borioni, Mattia Gambilonghi, Alessandro Tedde, Introduzione
(pagine: 7-12)
DOI: 10.7384/98570
Abstract
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Mattia Gambilonghi, Industrial Democracy and Social Transformation in the Workers’ Movement in Italy and in Europe
(pagine: 13-30)
DOI: 10.7384/98571
Abstract Da sempre tra gli obiettivi del movimento operaio, la democrazia economica e industriale si caratterizza per la volontà di estendere alla sfera dell’attività produttiva la logica democratico-partecipativa propria degli apparati statali. Convinti infatti della natura opaca e autoritaria della gestione di tale sfera, i partiti e le organizzazioni che hanno composto il movimento operaio – sia nella declinazione riformista e socialdemocratica, sia in quella rivoluzionaria e comunista – hanno assunto la ricomposizione tra politica ed economia come bussola per definire il proprio progetto di società. Il contributo si propone di ricostruire sinteticamente alcuni dei principali passaggi che scandiscono l’evoluzione dell’elaborazione socialista e comunista in questo preciso ambito. Dopo una breve ricognizione della riflessione marxiana in materia di scissione/ricomposizione tra politica ed economia, si passerà a esaminare dapprima i termini generali del dibattito mitteleuropeo, per poi scandagliare le differenti fasi dell’elaborazione italiana nel periodo compreso tra primo dopoguerra e la fine degli anni Ottanta.
Parole chiave: democrazia industriale, movimento operaio, Sinistra italiana, PCI, PSI.
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Paolo Borioni, La democrazia economica nel socialismo nordico
(pagine: 31-44)
DOI: 10.7384/98572
Abstract Studiare la democrazia economica nordica ha utilità concettuali e storiografiche. Essa cercò di risolvere le contraddizioni della parità capitale-lavoro: assicurare la piena occupazione dando però ai lavoratori maggiore potere sull’investimento, ed evitando su quest’ultimo il monopolio capitalistico o statale. Inoltre, fu il tentativo di trascendere questa parità verso una prevalenza del lavoro di maggiore contenuto socialista, ma senza totalitaria e dogmatica eliminazione del capitale privato o del mercato. Perciò nel saggio si approfondisce il concetto di “socialismo funzionale” e il suo senso storico. Lo studio offre anche materiale critico per ripensare l’idea che la socialdemocrazia egemone sia stata solo welfarista e keynesiana senza contendere il potere proprietario al capitale, oltre a spunti per comprendere il declino del salario e della parità nella dialettica capitale-lavoro.
Parole chiave: socialismo nordico, socialismo democratico, democrazia economica.
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Monica Quirico, La socialdemocrazia svedese tra riforma e rivoluzione: il Piano Meidner (1975-1976)
(pagine: 45-54)
DOI: 10.7384/98573
Abstract Rifugiatosi in Svezia nel 1933 per sfuggire al nazismo, Meidner diventa uno degli economisti di punta del Paese nordico. Se il modello di politica economica che elabora nel 1951 insieme al collega Rehn diventa la “bibbia” del modello svedese, il Piano dei fondi dei salariati, definito tra il 1975 e il 1976, suscita polemiche roventi: prefigura infatti una transizione graduale e pacifica a un sistema economico in cui i rapporti di forza tra capitale e lavoro sono rovesciati. La strategia di neutralizzazione della carica eversiva dei fondi messa in atto dal Partito socialdemocratico e la controffensiva della Confindustria svedese segnano il capolinea di una proposta che ha rappresentato l’unico tentativo compiuto di definire una fase di transizione al socialismo nel cuore del capitalismo avanzato.
Parole chiave: socialismo, democrazia, modello svedese, capitalismo, movimento operaio, sindacato.
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Laura Pennacchi, La democrazia economica nell’epoca del triplice connubio “rivoluzione tecnologica/pandemie/secular stagnation”
(pagine: 55-74)
DOI: 10.7384/98574
Abstract Riemergono questioni – come quelle del ruolo dello Stato e della “democrazia economica” – a lungo trascurate e svalutate a vantaggio di una filosofia angusta e autolesionista del primato del mercato. La ripresa di attenzione alla questione della “democrazia economica” è sollecitata dall’interconnessione di tre problematiche: il profilarsi di tendenze alla secular stagnation, le implicazioni del processo di innovazione tecnologica, e le drammatiche conseguenze dell’epidemia da coronavirus. Per fronteggiare l’entità e la natura della catastrofe provocata dalla pandemia e lo scenario empirico di intense trasformazioni strutturali in atto da anni (i rischi ricorrenti di recessione, la decelerazione delle economie emergenti, il decremento delle esportazioni e del commercio mondiale, la depressione della domanda interna dei vari Paesi, il crollo degli investimenti pubblici, e gli impedimenti all’agire delle Pubbliche Amministrazioni con tagli, restrizioni, “arretramenti” del perimetro pubblico), c’è bisogno di un approccio alto alle questioni della “democrazia economica”, un approccio che ne sottolinei il fondamento “neo-umanistico” e ne sveli il carattere non solo economico ma profondamente etico-politico. È significativo che recenti importanti prese di posizione da un lato colleghino strettamente le questioni della “democrazia economica” a quelle sul futuro del capitalismo, dall’altro declinino la riflessione sul capitalismo in termini di interrogativi sulla sua moralità.
Parole chiave: democrazia, capitalismo, moralità, stagnazione secolare.
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Francesco Garibaldo, Una nuova fase del capitalismo, una nuova classe operaia. Quali conseguenze politiche?
(pagine: 75-80)
DOI: 10.7384/98575
Abstract L’articolo descrive il quadro analitico necessario per comprendere questa nuova fase del capitalismo. Utilizza quattro tasselli. Il primo riguarda la natura intrinsecamente multinazionale del capitalismo, sia dal punto di vista industriale che finanziario. Il secondo le trasformazioni della condizione lavorativa caratterizzata da frammentazione e aziendalismo. Il terzo il processo di servitisation di tutte le attività industriali. Il quarto l’enorme allargamento delle attività umane soggette al processo di accumulazione capitalistico e la necessità di ridefinire il concetto stesso di classe operaia. Per quanto riguarda quest’ultimo tassello, si approfondisce il tema del capitalismo delle piattaforme.
Da questo quadro analitico consegue la necessità di un profondo ripensamento della forma del sindacato e delle sue pratiche. Sul piano politico viene sottolineata la necessità di riconquistare la prospettiva di scelte alternative.
Parole chiave: capitalismo globalizzato, finanziarizzazione, servitisation, lavoro frammentato, nuova classe operaia, modelli di sindacato.
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Alessandro Tedde, Classe operaia e forma di governo: note propedeutiche alla “democrazia fondata sul lavoro”
(pagine: 81-90)
DOI: 10.7384/98576
Abstract Nel presente saggio è esposta la tesi secondo la quale gli ostacoli alla realizzazione della democrazia industriale e della democrazia economica nel nostro Paese non siano dovuti a motivi di ordine giuridico, quanto piuttosto al fondamento storico della vita dello Stato, cioè ai rapporti sociali di produzione nella loro attuale conformazione. La questione della partecipazione dei lavoratori appare fin da subito correlata al discorso sui fini dello Stato e cioè a quello sulla forma di Stato, una categoria che non può essere tralasciata quando si discuta delle modalità attraverso le quali è effettivamente garantito ai lavoratori di esercitare le funzioni proprie della cittadinanza politicamente attiva, l’organo che esercita in concreto la sovranità popolare che innerva l’intero ordinamento repubblicano, e permea l’intera normativa costituzionale. L’attuazione dell’art. 46 sulla cogestione, dunque, deve essere concepita in relazione alla solenne proclamazione che la Carta fa del lavoro come a priori della cittadinanza, cioè del suo riconoscimento come principio generale ed esclusivo di valutazione delle politiche di realizzazione del progetto costituzionale di società.
Parole chiave: partecipazione dei lavoratori, forma di governo, democrazia fondata sul lavoro, impresa democratica.
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Saggi Giuseppe Croce, Le politiche attive del lavoro nella crisi da Covid-19
(pagine: 91-116)
DOI: 10.7384/98577
Abstract La pandemia sta provocando una grave perdita di posti di lavoro e un forte aumento della disoccupazione esplicita e nascosta. Con l’avvio della ripresa economica, gli ammortizzatori sociali su cui si è basato l’intervento nella fase di lockdown non sono più adeguati, e diventa urgente modificare il policy mix con l’inserimento di politiche attive.
Per argomentare questa tesi, si valorizzano le evidenze fornite dalla letteratura economica pubblicata fin qui durante la crisi causata dal Covid-19. In particolare, si prendono in considerazione i primi dati relativi ai flussi lordi di distruzione e di creazione dei posti di lavoro, e il rischio di aumento del mismatch. Inoltre, si utilizza una semplice presentazione del modello della curva di Beveridge per illustrare gli scenari di evoluzione del mercato del lavoro nella ripresa e il ruolo delle politiche attive. Gli elementi presentati conducono a suggerire un breve elenco delle misure idonee ad affrontare la situazione determinata dalla pandemia in Italia.
Infine, si argomenta che, per il successo del tentativo di conciliare la ripresa delle attività lavorative e il controllo del contagio, non sono sufficienti gli interventi da parte del governo e il normale funzionamento del mercato del lavoro. È necessario anche il contributo di una pluralità di istituzioni, in particolare delle imprese, del sistema di relazioni industriali e di altre istituzioni sociali, nello specifico le cosiddette “norme sociali” e organizzazioni quali quelle del Terzo settore.
Parole chiave: politiche attive del lavoro, Covid-19, riallocazione, mismatch.
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Alessandra Righi, The Propensity of Italian Enterprises to the Occupational Welfare
(pagine: 117-138)
DOI: 10.7384/98578
Abstract The provision of occupational welfare (OW) measures within Italian manufacturing and services enterprises is firstly analysed through a descriptive analysis aimed at studying the statistical association between the introduction of OW measures and the enterprise’s employment trends. A further multinomial logistic model is aimed at verifying the role of main business characteristics and strategies on the enterprise’s propensity to adopt alternative OW forms. Findings show a dualisation of the supply of OW schemes among Italian enterprises by size and area, and greater propensity to provide multiple OW measures when the enterprise’s economic performance and size increase, and also the proxy on the importance attributed by the enterprise to the strengthening of collective bargaining seems to be relevant.
Keywords: occupational welfare, Harmonised Business Surveys, multinomial logistic model.
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Antonio Russo, Rileggere Adam Smith. Il pensiero dei classici, il problema della regolazione del capitalismo nel XXI secolo e il ritorno dello Stato
(pagine: 139-158)
DOI: 10.7384/98579
Abstract L’articolo analizza la relazione tra Stato e mercato, identificando due principali approcci teorici. Il primo, connesso alla prospettiva metodologica smithiana, considera il funzionamento del capitalismo determinato da una complessa interazione tra Stato, mercato e struttura sociale. Il secondo approccio, basato sulla prospettiva marginalista e neoclassica, ha fornito la base analitica all’attuale neoliberismo. Analizzando l’evoluzione di tali prospettive analitiche, l’articolo esplora gli effetti del neoliberismo sulla regolazione della politica economica e sottolinea l’attualità della prospettiva smithiana.
Parole chiave: pensiero economico, neoliberismo, metodologia.
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Vittorio Di Martino, Telelavoro. La nuova onda
(pagine: 159-176)
DOI: 10.7384/98580
Abstract L’autore rivisita il tema del telelavoro a 40 anni dal suo primo articolo su questa rivista, probabilmente il primo apparso sul tema in Italia. Nonostante si trattasse allora di un fenomeno in embrione, le principali componenti in gioco erano già evidenti e se ne preannunciava un rapido sviluppo. Così non è stato. Una progressione continua ma relativamente lenta non è mai sbocciata in un’affermazione completa soprattutto in Italia. Finché il coronavirus non ha imposto il telelavoro all’attenzione generale creando una nuova onda accompagnata da crescenti aspettative. Per comprenderne la potenzialità e soprattutto la fattibilità, l’articolo “apre” il telelavoro ed esplora al suo interno i molteplici fattori coinvolti per indicare, in una dimensione globale ma con un occhio speciale all’Italia, quali aspetti ancora frenano e quali possono invece rilanciare, questa volta in via definitiva, il telelavoro. L’articolo sottolinea come solo operando su questi fattori attraverso strategie e politiche mirate al loro sviluppo si potrà, lungi da azzardate previsioni, fornire un vero trampolino di lancio verso un telelavoro a dimensione estesa e pienamente rispondente alle esigenze di tutte le parti in causa.
Parole chiave: telelavoro, lavoro agile, lavoro nomade, telecommuting, lavoro da remoto, lavoro domestico, hotdesking, ICT, organizzazione del lavoro, digital performance, pendolarismo, impatto ambientale, tempi di lavoro, gender divide.
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Mariella Eboli, Marina Schenkel, Ricordo di Lucilla Castellucci
(pagine: 177-178)
DOI: 10.7384/98581
Abstract
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Recensioni R. Bellofiore, F. Garibaldo, M. Mortagua, Euro al capolinea? La vera natura della crisi europea (di Dario Guarascio)
(pagine: 179-185)
DOI: 10.7384/98582
Abstract
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L. Ricolfi, La società signorile di massa (di Enzo Russo)
(pagine: 185-190)
DOI: 10.7384/98583
Abstract
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Segnalazioni, a cura della Redazione
(pagine: 191-193)
DOI: 10.7384/98584
Abstract
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