Presentazione
Abstract
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La parola Da immigranti a migranti di Carla Pasquinelli (pp. 1-17)
DOI: 10.7377/70445
Abstract Carla Pasquinelli, in questo articolo,prende in considerazione un cambiamento sostanziale, quello lessicale: le parole non sono innocenti, come ci ricorda nel ripercorrere la storia dei termini con i quali si è identificato, letto, interpretato il fenomeno migratorio negli ultimi decenni; e il passaggio da immigrati a migranti non è una semplice sostituzione di lemmi, dettata da preoccupazioni di correttezza politica, ma il segno di un cambiamento di contesto, di prospettive e di problemi.
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Le interpretazioni Migrazioni, cittadinanza, democrazia di Enrica Rigo (pp. 19-29)
DOI: 10.7377/70446
Abstract La «sfida all’ordine ortodosso della cittadinanza e alle sue verità» rappresentata dai migranti, siano essi “legali” o “illegali”, è l’oggetto del contributo di Enrica Rigo, che riflette sulla relazione tra confini, democrazia e ordine politico.Migranti sono, dunque, i non cittadini o, come scrive provocatoriamente l'autrice, i «cittadini illegali».
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Una rivisitazione critica elle teorie della migrazione: da Marx al paradigma dello sviluppo umano di Salvatore Monni e Federica Zaccagnini (pp. 31-45)
DOI: 10.7377/70447
Abstract Le migrazioni sono state poste dalla teoria economica in una relazione diretta con alcuni fondamentali indicatori economici, che solo le più recenti teorie dello sviluppo umano, come sostengono Salvatore Monni e Federica Zaccagnini, hanno rimesso radicalmente in discussione. Per quanto sicuramente rilevanti, i vari fattori di spinta o di attrazione contemplati dalle teorie economiche tradizionali non sono da soli sufficienti a rendere conto di un fenomeno tanto complesso ed eterogeneo come le migrazioni contemporanee, e possono portare a letture falsanti dei fenomeni.
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Il diritto di asilo. Funzione, contenuti e garanzie di un diritto soggettivo di Fabrizio Mastromartino (pp. 47-67)
DOI: 10.7377/70448
Abstract L’autore conduce una ricognizione sulla condizione giuridica dei migranti compiendo un’analisi della dottrina e delle attuali tendenze, per lo più restrittive, di interpretazione del diritto d’asilo, il quale è fondato sulla disposizione cardine del principio di non-refoulement: norma imperativa del diritto internazionale che obbliga lo Stato a non respingere il rifugiato verso quei paesi dove la sua vita o libertà sarebbero minacciate. In base a questo principio gli Stati hanno il preciso obbligo di non respingere i migranti irregolari, che godono dello status presuntivo di rifugiato, senza prima aver vagliato la specifica posizione di ognuno di essi. Ed è proprio il principio di non-refoulement ad aver subito, scrive Mastromartino, una graduale compressione nell’ambito delle politiche di contrasto all’immigrazione irregolare, la cui più evidente manifestazione consiste nella teorizzazione e attuazione pratica della politica dei respingimenti collettivi, verso il paese d’origine come verso paesi terzi che forniscono garanzie spesso insufficienti sul rispetto dei diritti fondamentali dei migranti.
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Migranti e tutela dei diritti fondamentali: poche luci e molte ombre di Lucia Aleni (pp. 69-83)
DOI: 10.7377/70449
Abstract Nel fare il punto sulla tutela internazionale dei diritti fondamentali dei migranti, Lucia Aleni mette in evidenza le poche luci e le molte ombre che caratterizzano la situazione odierna. Il migrante, «lo straniero che attraversa le frontiere per ragioni economiche», «non gode di uno specifico regime di protezione a livello internazionale». Il suo status è definito per differenza (migrante è colui cui non è riconosciuto lo status di rifugiato) e il livello delle protezioni di cui gode è talmente ridotto al minimo che si è assistito, negli ultimi anni, «a un progressivo effetto di sostituzione dei diritti umani rispetto ai diritti degli stranieri.
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Le storie, i luoghi Migrazioni internazionali e presenza straniera in Europa e in Italia di Salvatore Strozza (pp. 85-113)
DOI: 10.7377/70450
Abstract L’autore, in questo articolo, mette in evidenza, come, delineare un quadro generale delle migrazioni contemporanee sia un’ operazione estremamente complessa; l’autore la paragona,infatti, citando Hoffmann e Lawrence, a «comporre un grande puzzle basatosu fotografie di una realtà in rapida evoluzione, con importanti tessere mancanti e molte di quelle disponibili condizionate da non trascurabili limiti di messa a fuoco». In questa analisi, un argomento di particolare rilievo, è la tensione,tra due criteri fondamentalmente differenti ed eterogenei, quali la cittadinanza e l’origine, nei calcoli relativi alla presenza dei migranti. I due aggregati, “stranieri” e “nati all’estero”, non coincidono necessariamente, e tendono sempre meno a coincidere in pratica, in particolare per via della diffusa presenza in tutti i paesi europei di appartenenti alle cosiddette “seconde generazioni”, che “migranti” possono essere considerati solo in virtù di una convenzione linguistica di dubbia legittimità, ma “stranieri” possono invece essere oppure no, a seconda delle leggi vigenti sulla cittadinanza.
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Storie, dati e prove. Il ruolo della credibilità nelle narrazioni di richiesta di asilo di Barbara Sorgoni (pp. 115-133)
DOI: 10.7377/70451
Abstract Il caso analizzato in profondità da Barbara Sorgoni mostra la complessità, già segnalata nell’articolo di Mastromartino, delle procedure relative al riconoscimento dello status di rifugiato. In mancanza dei documenti che possano comprovare la veridicità dei timori di persecuzione all’origine della richiesta di protezione, il riconoscimento dello status di rifugiato viene a dipendere in modo determinante dalle valutazioni sulla attendibilità delle narrazioni di fuga e persecuzione che accompagna la richieste. La trasformazione delle narrazioni di fuga e di persecuzione in prove a favore o contro la richiedente, una giovane donna oggetto di terribili violenze per motivi politici, è letta da Sorgoni come il risultato di un processo di co-produzione di documenti che mobilita una molteplicità di conoscenze e credenze, per lo più implicite, in grado di confermare o smentire l’attendibilità delle narrazioni. Informazioni sommarie e incomplete sul paese di origine, valutazioni soggettive basate su assunzioni stereotipe sulla logica delle persecuzioni e delle violenze politiche, sospetto sistematico verso i dettagli non inseribili in schemi precostituiti, guidano nel caso analizzato la produzione della “verità” giuridica. La richiedente asilo è così costretta, all’interno di un quadro di spietata violenza istituzionale, a ricordare la persecuzione subita, selezionando quegli aspetti della propria storia che meglio corrispondono alle aspettative, alle assunzioni, alle credenze di chi deve giudicare della sua attendibilità.
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Dallo spazio euro-maghrebino allo spazio euro-africano: in Sahara come nuovo punto d'incontro intercontinentale di Ali Bensaâd (pp. 135-155)
DOI: 10.7377/70452
Abstract Il saggio analizza il «nuovo crocevia migratorio intercontinentale» sahariano. È qui, infatti, che il rafforzamento delle frontiere europee si riverbera innescando processi dalle conseguenze locali complesse e contraddittorie. Secondo Bensaâd, la «delocalizzazione delle frontiere» europee trasferisce in un retroterra lontano – nascosto alla vista e al controllo dell’opinione pubblica e delle organizzazioni internazionali – le tensioni generate dalle politiche restrittive dell’immigrazione. Il Sahara si trasforma così in un limen, una sorta di frontiera esterna, dove le tensioni sociali importate dall’Europa si sommano e si combinano con quelle endogene, riattivando «una lunga storia di rapporti non egualitari» tra Maghreb e Africa nera, che ha avuto nella tratta degli schiavi la sua più drammatica espressione. Scritto prima della “primavera araba”, il saggio contiene alcune valutazioni che, retrospettivamente, si rivelano decisamente interessanti, riguardo alla destabilizzazione che il trasferimento delle tensioni europee avrebbe potuto generare nei paesi sahariani. In particolare, l’accentuazione del carattere autoritario e anti-democratico dei regimi nordafricani, favorita dalle politiche europee, è presentata come un potente fattore di destabilizzazione dell’area, che espone al costante rischio di violente esplosioni sociali. Qualcosa che sappiamo essere avvenuto nel 2011, con le sollevazioni in Tunisia e in Libia, rispetto alle quali le tesi di Bensaâd offrono nuove interessanti chiavi interpretative.
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I modelli Cittadinanze esclusive. Appunti per una lettura pstcoloniale delle migrazioni contemporanee di Miguel Mellino (pp. 157-172)
DOI: 10.7377/70453
Abstract Miguel Mellino propone una lettura delle migrazioni contemporanee riprendendo diversi aspetti del paradosso identificato da Enrica Rigo e, inquadrandoli nell’ottica della «critica postcoloniale. Postcoloniale assume in questo contesto un doppio significato: da un lato significa il rifiuto del «delirio manicheo» delle società coloniali, che suddivide i soggetti secondo rigide linee gerarchiche; dall’altro sta ad indicare le persistenze nella contemporaneità dei dispositivi coloniali di subordinazione.. La compresenza nello stesso spazio politico di soggetti con diritti differenti e gerarchicamente ordinati riattualizza per molti versi la divisione tra cittadini e sudditi che organizzava le relazioni sociali nei domini coloniali delle potenze europee. La cittadinanza diventa così un dispositivo di esclusione, che separa chi gode di un set esteso di diritti, da chi dispone solo provvisoriamente di una parte di essi (i migranti “regolari”), e soprattutto da chi non dispone dei più elementari diritti umani (gli “irregolari”, in Italia generalmente chiamati “clandestini”, con termine denso di connotazioni negative e generatore di allarme sociale).
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Dall'accoglienza alla detenzione amministrativa: gli effetti di uno stato di emergenza permanente di Fulvio Vassallo Paleologo (pp. 173-182)
DOI: 10.7377/70454
Abstract L’autore, in questo intervento di natura piuttosto tecnica, per via dei continui riferimenti a specifiche fonti normative, prende in considerazione le “innovazioni” normative più controverse che riguardano i migranti, tra le quali vi è senz’altro l’uso sempre più esteso delle misure di detenzione amministrativa, disposte in base a provvedimenti dai fondamenti giuridici non sempre saldi. In molti casi, sostiene Vassallo Paleologo, vi è in Italia un vero e proprio abuso delle misure di detenzione amministrativa, che vengono disposte al di là delle fattispecie esplicitamente previste da leggi e convenzioni, talvolta addirittura adottate senza alcun apposito provvedimento amministrativo, spesso disposte da circolari ministeriali in violazione di diritti fondamentali di rilevo costituzionale o derivanti dalle convenzioni internazionali. Lo «stato di emergenza permanente» che è stato alimentato intorno al tema dell’immigrazione illegale viene così a rappresentare una sfida di primo piano alla tenuta dello Stato di diritto.
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Welcome to Schengenland. Tre cinestorie di ospitalità e colpevolezza di Leonardo De Franceschi (pp. 183-196)
DOI: 10.7377/70455
Abstract L'articolo esplora la più recente produzione cinematografica sulla condizione dei migranti nella Schengenland europea, mettendone in evidenza le molte ambiguità. Al di là delle buone intenzioni degli autori, quel che sembra accomunare i film presi in considerazione, è proprio la mancanza di una specifica agency e di un punto di vista proprio dei migranti sulle storie di migrazione che vengono raccontate. Forse anche per facilitare l’immedesimazione dello spettatore con il protagonista, è di cittadini europei posti di fronte alla scelta tra il rispetto di leggi disumane (che prevedono il delitto di solidarietà) e il dovere umano dell’empatia e dell’ospitalità che i film parlano. Senza però lasciare spazio alla voce e alla soggettività dei migranti, che appaiono agiti dalla violenza o dalla solidarietà altrui, piuttosto che portatori di una propria autonoma agency.
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L'emigrazione italiana tra storia, memoria e uso pubblico di Michele Colucci (pp. 197-207)
DOI: 10.7377/70456
Abstract Il saggio riflette sull’uso pubblico della memoria dell’emigrazione italiana. Se gli storici hanno a lungo lavorato sul tema, la sua presenza nelle produzioni culturali destinate al largo pubblico è invece recente, ed evidentemente influenzata dai dibattiti sulle migrazioni straniere in Italia. Oltre a mettere in dubbio l’efficacia di quelle retoriche, oggi largamente diffuse, che aspirano a fare della lunga storia migratoria del paese una sorta di antidoto al proliferare delle pulsioni esplicitamente o copertamente xenofobe, Colucci mette in guardia dalla perdita di specificità e dallo schiacciamento su una rappresentazione fosca e a tinte forti delle migrazioni, indissolubilmente associata con la miseria e il degrado, che sono stati introdotti nelle recenti produzioni culturali di massa.La depoliticizzazione, l’occultamento del problema del lavoro dietro lo schermo della retorica del sacrificio, la declinazione tutta al maschile dell’esperienza migratoria sono i nodi problematici su cui Colucci invita a riprendere la riflessione.
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Archivio Immigrazione e "pensiero di Stato" di Abdelmalek Sayad (pp. 209-213)
DOI: 10.7377/70457
Abstract Parlare dei migranti significa parlare dello Stato, sosteneva Abdelmalek Sayad, che negli anni Novanta ha dato un contributo fondamentale al rinnovamento degli studi sui migranti. Sono infatti i dispositivi di classificazione e gestione delle popolazioni propri dello Stato a definire l’identità dei migranti, sulla base della non-appartenenza alla comunità politica.
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Carta Mondiale dei Migranti Gorée, 4 febbraio 2011 (pp. 215-218)
DOI: 10.7377/70458
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