Francesco Riccobono richiama giustamente l’attenzione sul rapporto fra valori e norme. Non è facile, infatti, trasformare i valori che sostengono la democrazia in norme giuridiche e, ancor più, in prassi amministrative, che sono quelle con cui vengono direttamente in contatto i cittadini. E poi: anche i più rigorosi normativisti debbono misurarsi con il problema della decisione.

Base della democrazia è che decide la maggioranza. Esistono però questioni che non possono essere decise a maggioranza: così è per i diritti fondamentali, che sono patrimonio di tutti, e sui quali perciò non si può decidere a maggioranza. In questo articolo in particolare, l'autore riconosce che il principio maggioritario patisce, di fatto, alcuni  limiti. In particolar modo, in questo intervento,l'autore, segnala come : «il peso degli interessi può sopraffare la forza del numero».

L'autore ha posto una domanda essenziale: perché, come diceva Churchill, consideriamo la democrazia, nonostante tutti i suoi di­fetti e le delusioni che ci dà, il migliore dei regimi atti a regolare la convi­venza umana? Si può rilanciare: è la democrazia uno strumento efficace per ridurre il potere dell’uomo sull’uomo? E, se lo è, entro quali limiti?

Il superamento della opposizione ottocente­sca fra libertà e democrazia, sul quale si sono affaticati gli antifascisti di Giustizia e Libertà (si veda l’articolo di Franco Sbarberi), avviene oggi nell’ambito della democrazia costituzionale che garantisce i diritti fonda­mentali di libertà fra i quali vanno compresi anche quelli sociali

L’autore  risale i principi teorici della democrazia, ai va­lori che la sostengono e alle aporie, per distinguerli dai limiti, dalle contraddizioni, dalle inadempienze, legati a determinate contingenze storiche, come ad esempio sta avvenendo in Italia. Il problema sotteso è un problema di fondo: esistono principi universali della democrazia che si trovano incarnati, sia pur parzialmen­te, in forme diverse di democrazia, in quelle storicamente conosciute e in quelle auspicabili?